lunedì 19 agosto 2013

vacanze 2.0

Io ammiro le persone decise ed organizzate.
Prendi le vacanze, ad esempio.
Una persona decisa sceglie una meta, la sistemazione, il periodo e prenota la sua vacanza anche molti mesi prima.
Poi non ci pensa più.
E quando si arriva a qualche giorno prima delle vacanze, segue la sua lista, prepara la valigia e parte.
Perché le persone decise ed organizzate fanno sempre delle liste.
E soprattutto le rispettano.
Rispettano la tabella di marcia, non perdono tempo a fare pipì ogni quattro chilometri e soprattutto non si portano dietro la schiscetta con il polpettone, ma temprati da un'abbondante colazione, solitamente pranzano con frutta e verdura e soprattutto stanno alla larga dai loro più acerrimi nemici: gli Autogrill.
Vietato perdere tempo.
Arrivano alla meta senza stupide deviazioni, pipì impreviste, gambe da sgranchire.
Ammirevoli.

Inutile che vi dica che io non faccio parte delle persone decise ed organizzate.
Prendi le vacanze, ad esempio.
Non decido mai nulla, o meglio, decido troppo, tante destinazioni, tante sistemazioni, tanti periodi e ovvio, non prenoto mai la mia vacanza molti mesi prima.
Perché sono una persona indecisa.
La prenotazione mi ha sempre messo ansia.
Metti che proprio qualche giorno prima di partire mi venga la febbre gialla o qualche assurda malattia tropicale, che so, la sindrome di Montezuma senza neanche aver mai messo piede in Messico, se quel pomfo sulla chiappa non sia stata colpa di una zanzara tigre ma di una mosca Tzè Tzè, o che la località prescelta sia scomparsa anche dalle carte geografiche, sparita in chissà quale buco nero.
Non si puo' mai sapere, eh!
Nel mentre, mi faccio il giro del mondo in ottanta giorni, giusto ottanta giorni prima di partire.
Mi perdo tra mari e monti, ormai TripAdvisor, Trivago e Zoomer per me non hanno segreti.
Faccio coast to coast con Google satellite, mi lancio su Google Street View accompagnando il mio omino itteroso per le vie di paesi e città, e ogni volta sento l'impulso irrefrenabile di cliccare su un Campeggio, un Hotel, un Agriturismo che incontro sulla mia "strada", scannerizzo il sito, confronto i prezzi, guardo le foto, i video sul tubo, zoommo ingrandendo, rimpicciolendo, mi stendo su una spiaggia figa e mi scotto tutta, infatti rimpiango di non essermi messa la protezione cinquanta, esco di casa e vado a comprami il gel lenitivo all'aloe.
Il tutto virtualmente.
E mi rimbecillisco.
Una vacanza 2.0.
Intorno al sessantesimo giorno sono già stanca, esausta, esaurita, ma felice di aver visto già così tante cose.
Una vera viaggiatrice.
Alla fine o si resta a casa così com'è successo l'anno scorso, o si ripiega per il solito campeggio, nella solita località, nello stesso periodo, che a noi insicuri viaggiatori mette tanta sicurezza.
Si parte dopo aver cercato di mettere tutto l'armadio nella valigia e si mugugna (sì, noi genovesi mugugnamo) perché non entra, ma ci rassicura il fatto che sarà sempre meglio che al ritorno, quando dovremo comprare una seconda valigia per farci entrare tutto.
Si prepara la schiscetta con l'insalata di riso e il thermos con il caffé bollente, nonostante fuori ci siano quaranta gradi all'ombra.
La pipì va messa in preventivo.
Su quella è stata fatta una lista.
Sì, una lista con tutti i bagni degli Autogrill sul percorso e anche fuori dal percorso, che non si sa mai, si marca già il territorio insomma, come i cani quando fanno la pipì, che di pipì si tratta, solitamente ad ogni Autogrill, con un rotolo di carta igienica in borsa, che è ormai il set dato in dotazione all'Anonima pipì dipendenti.
Si perde una buona mezz'ora di struscio tra l'immancabile prosciutto al pepe toscano, le riviste pornazze, i Cd di Castellina Pasi e l'Orchestra Bagutti, le caramelle gommose della Haribo e i biscotti della Bahlsen.
Che un viaggio senza vasche in Autogrill non è un vero viaggio.
E ci si sente già in vacanza.
Vuoi mettere l'emozione di vedere i tubi " tu tu tubiamo" dei baci con il pupazzetto avvinghiato al tubo un po' scolorito con l'aria di aver già visto troppi San valentini?
Ci si fa anche un Fattoria come da tradizione familiare, un Camogli, e sul Rustichella scappa la lacrimuccia.
Se si va di self service, si prende lo speciale menu del giorno, giusto per avere l'immancabile piatto del buon ricordo che non se ne puo' proprio fare a meno, con sopra la ricetta della ribollita o del riso e bisi da appendere in bella mostra in cucina.
In caso di schiscetta si gozzoviglia nei tavoli appositi con ombrellone stile Farè nell'area pic-nic e qua ci scappa anche una pennichella.

Il viaggio va dall'alba al tramonto, il tutto per percorrere trecento chilometri e qualcosa.

Poi finalmente si arriva e non si vede l'ora di ripartire.
Perché noi indecisi viaggiatori non sappiamo se ci stiamo rilassando, divertendo, annoiando, c'è sempre questa voglia di tornare a casa che si placa giusto un giorno prima del rientro.
Ecco a quel punto, non ripartiremmo più.
Quattordici giorni di adattamento in loco nel quale si resta come sospesi, più uno di estremo godimento da vacanza.
Ed infine ci si commuove, che già ci prende la saudade all'idea di ritornare a casa, e soprattutto di rivedere lui, il tanto amato Autogrill, quel perfetto non-luogo che diventa luogo a tutti gli effetti grazie a noi:
meravigliosi, imperfetti, indecisi, caotici viaggiatori.

lunedì 12 agosto 2013

Io e la mia ossessione.

Su Real Time.
E' quel programma inquietante che uno guarda giusto perché, se avesse mai avuto qualche piccola ossessione o dipendenza, improvvisamente si sentirebbe sollevato, e le proprie manie passerebbero in secondo piano.
Direi che è terapeutico.
Si tira proprio un respiro di sollievo e si spendono i soldi messi da parte per lo psicanalista, magari per una bella crociera.

C'è la tipa che manda giù benzina come se fosse un Mojito e quella che sniffa un'orrida testa di bambola mozzata gommosa che si porta appresso in ogni dove continuandola a sniffare (io che ho sempre ed unicamente sniffato la Coccoina, la mitica colla al profumo di mandorla, improvvisamente mi sento nella norma).
C'è il tipo che vuole sposare uno dei suoi mega gonfiabili da a-mare, non so se un cerbiatto, una giraffa o un dinosauro arancione, visto che la puntata non è ancora andata in onda.

Ricordo nella serie passata, un ragazzo che viveva come se fosse un bebè di pochi mesi, e il fatto che non fosse propriamente magro non lo aiutava, in quanto aveva fatto costruire un lettino/lettone con le sponde che dentro ci sarebbe potuta stare tutta una squadra di pallone, tutto il cucuzzaro e anche tre quarti della palazzina tua. Pagliaccetto taglia sessantaquattro su misura e una tipa a pagamento per coccolarlo come se fosse stata la sua mamma.
Su quella che ingurgitava carta igienica, mi son sempre posta il dubbio, visto quanta ne consumiamo a casa nostra, che qualcuno non avesse per caso quell'ossessione e me lo stesse nascondendo.
Glisserò su questa cosa, meglio non approfondire.
Stasera c'era una tipa che si faceva di caffeina. Ma non bevendo caffè da una tazzina o tazzona mandandolo giù direttamente dalla bocca, come ogni persona sana di mente farebbe, no, il caffè le andava su dritto per il culo grazie ad un tubo che lo prelevava direttamente da una pentola.
Un bel clisterone lei e suo marito, a turno, proprio lì dove non batte il sole.
- Più lo mandi giù, più ti tira su - diceva una famosa pubblicità di una nota marca di caffè.
In questo caso: - più lo mandi su e più ti tira giù - ti tira giù i pochi neuroni che ti sono rimasti nel cervello.
La tipa che si fa vampirizzare dalle api facendosi pungere per cento volte la settimana quasi passa in secondo piano, mentre per quella che lecca il gatto tutto il santo giorno come se fosse un chupa chups e poi non contenta, mangia anche il pelo (spero almeno che sia quello che resta nella spazzola dopo averlo spazzolato), chiamerei direttamente la protezione animali, o farei a lei il clisterone, ma con un beccuccio grande quando un evidenziatore UniPosca.
Ma povero micio.

Ok, a questo punto faccio "outlet" direbbe Checco Zalone.
Anche io ho una mia ossessione, la voglia irrefrenabile di prendere un bel punteruolo rompighiaccio (e qua si sveglia la Sharon Stone che è in me senza neanche il bisogno di accavallare le gambe) ed iniziare ad impalare stile ammazzavampiri, tutti quei cazzo di animali gonfiabili al tipo che se li vuole sposare.  
Così si ritrova direttamente divorziato, anzi, vedovo del dinosauro arancione.
Che son cose.

Sò cattiva inside, lo so.

martedì 6 agosto 2013

Principesse 2.0

Charlotte Casiraghi è a Capri.
In compagnia di colui che ha scelto lei invece di me ( e lo capisco perfettamente eh), cioè Gad Elmaleh, attore francese che io adoro dopo aver visto un film con lui e Sophie Marceau, combinazione un'altra divina.

Lui era perfetto per me, peccato, che lei sia perfetta per lui.

E infatti è perfetta in tutti i sensi.

E ieri ho visto lei, la Charlotte, in un servizio alla tv.

E' sbarcata da un tender che portava lo stesso nome dello Yacht che li ospita, "Mia Elisa", lungo 50 metri, nido d'amore in un anticipo di luna di miele, e ha fatto lo struscio in piazzetta a Capri.
Vestitino sopra il ginocchio con righe oblique nero e beige, infradito di Hèrmes e broncio d'ordinanza.
Si aggirava con aria annoiata, broncio addicted con quelle labbra piene e perfette, guardando le vetrine dei negozi, con quello sguardo snob che le viene naturale - non mi interessa nulla e anche se fosse ho già tutto, tzè - No, dai, tzè lo dicono solo i paperi su Topolino.
Occhiali da sole a fermare i capelli lucenti, come se fosse un cerchietto.
Lui forse meno perfetto, ma che ci vuoi fare, forse l'aura di lei lo illuminava tutto e sembrava perfetto anche lui nella sua mise polo azzurra e pantalone blu notte.

Gabriella Seconda quando è in vacanza, sbarca con l'Amor suo dalla loro canoa gonfiabile lunga due metri della Decathlon, tender di una cellula ex cella frigorifera, montata e trasformata in cellula abitativa su un camion ( che è poi quello da lavoro dell'amore suo, che qua si ricicla tutto), l'ormai famoso "camperino de noantri".
Bragoni stile yoga con i tasconi, maglietta col numero 53 davanti ( nel caso si perdesse, così all'altoparlante non sbagliano), Birkenstock a sandalo e smorfia d'ordinanza.
Per il caldo.
Solitamente si aggira con aria stufata, stufata in tutti i sensi, perché suda come un mantice e soffre l'umidità che neanche un rubinetto che cola, guardando le vetrine dei negozi con quello sguardo - che cazzo di prezzi hanno questi, io i miei soldi non te li dò anche perché non ne ho, minchia qua ci prendono tutti per il culo, per fortuna che c'è santa H&M -
Capelli raccolti con la pinza mollettone che fa apparire il tutto come un ridente mappazzone - mocio in testa.
L'Amor suo forse sta messo meglio di lei, non grazie alla sua aura sudaticcia, nonostante il marsupio che regna imperante e il sandalo con calzino appresso "che poi mi sudano i piedi e non va bene, io ho rispetto per gli altri".
Nonostante il calzino con il sandalo appresso.
Mi sono accorta oggi, proprio a sinistra del labbro direttamente sulla mia smorfia d'ordinanza, di avere un accenno di fioritura di Herpes, che non è neanche Primavera.
Dev'essere stress da invidia.
Che dopo quel che ho scritto diventerà tutta un florilegio.
L'invidia è una brutta bestia, sempre detto io.

Che poi lei Hèrmes e io Hèrpes.
Questa la trovo una vera ingiustizia.

venerdì 2 agosto 2013

O famo strano

Che per essere veramente appagati, per combattere la noia, per provare emozioni nuove, per stare sempre ai due poli estremi che guai a stare in mezzo che risulterebbe troppo banale, bisogna farlo strano.
O famo strano.
Che cosa? Ma l'ammore, naturalmente.
Jessica e Ivano (Viaggi di nozze) insegnano.
Che poi noi siamo persone "normali", meravigliose persone per carità, ma abbastanza lontane dai modelli e dalle modelle che fanno dei "posati" per riviste famose e appaiono così smaglianti e perfetti in quelle pose finto sadomaso, con le tutine di latex, il collare borchiato da mastino napoletano, il tacco da dominatrice e fruste in mano, fotomodelle somiglianti a quella del famoso silicone sigillante.
No, di solito chi lo fa "strano" è proprio la persona della porta accanto, quella che non lo diresti mai, il commercialista con un bel po' di pancetta con la moglie buzzicona, la sciura con il birignao e l'attempato ragioniere che si tinge i capelli con la scatola fai da te.
Lui che si traveste da uomo ragno e tenta con un doppio carpiato il famoso bacio a testa in giù rischiando l'osso del collo, mentre la moglie che si sentiva tanto la Kirstin Dunst della situazione non sa a quel punto se scappare via o ridergli in faccia.
Che cinquanta sfumature di grigio l'anno scorso ha fatto dei danni.
Quella piacevole lettura da ombrellone in riva al mare, la sera diventava - sottomettimi, frustami, puniscimi, fammi male, stando attento però alla schiena che oggi me la sono ustionata -

-Ti ho fatto male tesò? Ti ho legato troppo forte con i miei calzini con le righe blu e rosse? -

- No amò, sto strillando perchè mi sono scottata oggi al mare, mi spalmi il doposole? -

Sottomesse che implorano una lozione all'aloe vera e probabilmente non hanno usato la protezione cinquanta, come le sfumature di grigio.
E dominatori con il calzino tennis e Birkenstock appresso, che non c'è punizione peggiore.

Ieri alla Posta l'ho scorso proprio sul bancone, lui, il libro di cui sopra in bella mostra, anzi, c'era tutta la trilogia delle sfumature, in mezzo ai libri di cucina della Benedetta e a un libro gonfiabile per bambini, di quelli che galleggiano nell'acqua. In mezzo alla gente in coda, che fa caldo e se lo dice anche Studio Aperto vuol dire che è vero, qualcuno accennava un timido tentativo a sfogliare quei libri, ma poi si guardava intorno e ritraeva la mano che neanche Superman con la Kriptonite.
Che farlo in doccia è banale e sa troppo di Psycho, sul tavolo ha già dato il postino, quello che suona sempre due volte, mettersi le mascherine alla Eyes Wide Shut neanche a parlarne, che poi si rischia di assomigliare troppo ad Arlecchino e Colombina, meglio giocare in territorio neutro in mezzo a tante altre persone, come quello del Supermercato, ad esempio.
Magari nel reparto surgelati che fa caldo e aiuta.
Tra i bastoncini di pesce e il merluzzo congelato si decidono i ruoli: lei fa la cassiera e lui il taccheggiatore.
Lui ruba una confezione di cuori di panna e lei la rimette a posto, lui corre verso i sottaceti e le ruba furtivamente un bacio giusto all'altezza della giardiniera, lei fa la ritrosa appoggiandosi ai pizzoccheri, e fa - ah - mugolando, non si sa se per lui o per i pizzoccheri, poi lui ruba una robiola e se la mette sotto la maglietta, lei lo rincorre saltellando tra una caciotta e un pecorino sardo, gli alza la maglietta e lui fa - oh - preso da sto impero dei sensi, che diventa presto un - ahia! - con voce da gola profonda,  perché il gioco viene bruscamente interrotto da un colpo sugli stinchi di lui, preso in pieno da una di quelle macchinine-carrello da formula uno guidata da un bambino molesto.
E si rovina tutta sta poesia erotica del farlo strano al supermercato, che da erotico diventa anche eroico, vista la botta presa.

Negli stinchi, ovvio.

- Ma poi a casa o famo strano, vero amò? - dice lei guardandolo languidamente.

- Sì tesò, o famo strano, stranissimo, straniero - risponde lui sospirando con ancora la robiola in mano.